Terlizzi, la città munita di torri
La floricoltura e la produzione di ceramiche sono le principali attività economiche di Terlizzi.
L’antica Turricium (città munita di torri) fu una civitas intorno al 1130 per poi divenire in seguito feudo normanno. Delle fortificazioni che dovevano cingere la città sopravvive solo una torre situata nella centrale piazza Cavour.
La Cattedrale del XIII secolo fu distrutta nel 1782: di essa si conserva solo un ricco portale inglobato nella chiesa del SS. Rosario. Sulle fondamenta dell’antica chiesa matrice si ricostruì il nuovo duomo in forme massicce tra il 1783 e il 1872.
La Chiesa di Santa Maria Nuova è di notevole interesse artistico. La storia di questa chiesa, costruita ai primi del ’500, si intreccia da un lato con quella dei Frati Minori Osservanti, dall’altro con il locale patriziato che la elevò a proprio pantheon, erigendovi lussuose cappelle gentilizie quasi a consacrare un dichiarato bisogno di eternità. Ha pianta basilicale a tre navate. Restaurata nel 1619 conserva iscrizioni lapidarie, stemmi e pregevole pulpito ligneo del 1714 e due altari settecenteschi dedicati all’Immacolata e al SS. Rosario.
È leggendario il rinvenimento, poco dopo l’Anno Mille, in una grotticella del Sovereto, a 3 km da Terlizzi, di una sacra icona bizantina raffigurante una Vergine Nera con il Bambino, più conosciuta sotto la denominazione di “Madonna di Sovereto”, divenuta poi patrona della città. Della chiesa primitiva è rimasta intatta l’abside d’epoca medievale con monofora a spina di pesce, mentre nell’atrio compreso fra il santuario e gli edifici adiacenti si possono ammirare testimonianze epigrafiche ed eleganti bifore. Sono, inoltre, presenti degli stucchi rococò che rivestono le pareti e incorniciano archi e finestre.
Sovereto, territorio di ritrovamento della Vergine, si trova fra Terlizzi e Bitonto. Nacque la contesa per l’appartenenza dell’icona tra le due città. Si lasciò il giudizio alla Provvidenza, ponendo l’icona su un carro al bivio tra le due cittadine, guidato da due buoi provenienti dalle due città. La leggenda racconta che al bivio, il bue di Terlizzi accecò quello di Bitonto con una delle due corna, portando il carro a Terlizzi. A partire dal XVIII secolo si commemora l’evento costruendo un Carro Trionfale alto 22 metri, completamente in legno, che viene portato per le strette e tortuose vie della città, mosso a spinta dai fedeli e guidato da 4 timonieri vestiti con abiti del Settecento.
Tipico del terlizzese è la coltivazione, la raccolta e l’essiccazione della “cicerchia” legume molto resistente alla siccità, il cosiddetto “cibo dei poveri”. A settembre si festeggia la sagra del “pizzarello, delle olive e delle cicerchie”