Modelli di Filiera Corta e Km 0, se ne parla martedì 28 ad Altamura

Il GAL Terre di Murgia, nel suo ruolo di Agenzia di Sviluppo locale, ha il compito di approfondire e promuovere nuovi modelli di imprenditorialità, specie in riferimento a settori produttivi (principalmente a quello primario), caratterizzati da una notevole frammentazione e da una scarsa reddittività.

In questa prospettiva va letto l’incontro sul tema della filiera corta.

È innegabile l’interesse che suscita il tema della “filiera corta” ai vari livelli sociali e politico-istituzionali, nonché l’importanza che essa può assumere quando è vista come una strategia di sviluppo locale.

Non a caso, nel Libro Verde della Commissione del 2011 (“Politica di informazione promozione dei prodotti agricoli: una strategia a forte valore aggiunto europeo per promuovere i sapori dell’Europa”), al mercato agricolo di vicinatoviene riconosciuto un forte valore potenziale per lo sviluppo del territorio, dal momento che riduce l’impatto ambientale e valorizza un’ampia gamma di produzioni artigianali.

Una delle conseguenze più evidenti dello sviluppo della filiera corta, nelle sue molteplici forme di declinazione, è l’acquisizione da parte dei produttori agricoli degli ampi margini di profitto erosi dalla negoziazione e dalle condizioni di commercializzazione presenti nelle filiere agroalimentari tradizionali. A questo si aggiunge la possibilità di rassicurare in concreto il consumatore sull’origine dei prodotti, garantendone così la tracciabilità, e creando un legame forte tra produttore e consumatore.

Va evidenziato il ruolo che la filiera corta assume nell’ambito di nuovi modelli di sviluppo rurale, tra cui i c.d. “Sistemi Agroalimentari Locali”, i quali si fondono su alcuni specifici fattori:  un basso livello di intermediazione; una distanza fisica limitata tra i luoghi di produzione e di consumo; una valutazione della sostenibilità del processo di lavorazione e trasformazione che tenga conto di elementi quali il trasporto, la distribuzione, il trattamento dei rifiuti, le energie  rinnovabili, il  marketing,  la  promozione  e  il  controllo  della  qualità;  un processo gestito a livello locale e regionale.

La filiera corta, specie se considerata all’interno di un Sistema Agroalimentare Locale, potrebbe determinare un circuito di sviluppo virtuoso, migliorando i redditi dei produttori locali, incentivando nuova imprenditorialità, reti e/o circuiti tra le parti interessate, portando nuove aperture ai mercati locali oltre che maggiore occupazione.

Offrire prodotti locali genuini, stagionali, tipici e sostenibili, promuove la coesione sociale e favorisce un approccio all’ambiente più “rispettoso”.

 

(Mattina)

Filiera Corta: caratteristiche e prospettive

La filiera corta è il risultato di una evoluzione culturale nonché economica.

Un sistema distributivo di tipo industriale, la standardizzazione del cibo, la perdita di biodiversità, l’inquinamento degli eco-sistemi hanno generato il bisogno di riappropriarsi di tradizioni culinarie, di varietà autoctone e locali di prodotti agricoli, dell’allevamento di animali, di una alimentazione basata sulla qualità, di cibi freschi, genuini e portatori di più elevati valori nutrizionali ed ambientali.

Tutto ciò ha comportato il ripensamento del sistema produzione – distribuzione – consumo.

Il settore primario, specie la piccola e media azienda agricola, trovandosi sempre più schiacciato da una distribuzione commerciale che riduce i margini di profitto, ha dovuto evolversi verso tipologie di canali commerciali anche innovativi.

La domanda, motivata da esigenze etiche e culturali e, in molti casi, spinta anche da soluzioni solidali, è diventata sempre più sensibile ad un consumo del cibo che risponda ad una diversa visione dei rapporti economici, peraltro concepiti su una scala più “territoriale”.

Filiera Corta e Km 0 rappresentano parole d’ordine che, col tempo, sono diventati sinonimi. Il Km 0, nato per indicare il consumo del prodotto laddove viene generato, ha finito, in sostanza, per evocare il valore quasi nullo che la filiera corta va ad assumere in termini di impatto ambientale.

Agricoltural Food Network (AFN),  Piani del Cibo, Distretti e Prodotti agroalimentari Locali sono diventati  modelli o sistemi integrati, in cui le varie forme e tipologie di  vendita o di acquisto diretto  costituiscono solo una parte di un “mercato” molto più articolato.  

La   dott.ssa   Sabrina   Giuca,  ricercatrice presso l’INEA,  rappresenterà  la  stato  dell’arte, nel nostro Paese, illustrandoci le varie forme di filiera  corta  e  spiegandoci  come  lo  studio  di questa nuova  forma di mercato si stia evolvendo verso nuove progettualità e linguaggi.

 Progetti di Filiera corta di natura collettiva.

Le varie tipologie di filiera corta nel settore agroalimentare nascono da una duplice esigenza: dal lato della domanda, una maggiore attenzione al  valore nutrizionale dei prodotti, alla loro stagionalità e origine;  dal lato della produzione primaria, la distribuzione di un maggiore valore aggiunto in termini di reddito.  A questi elementi va ad aggiungersi una maggiore sensibilità verso l’impatto ambientale dell’intero circuito produzione – distribuzione – consumo che stimola la necessità di conservare alcune produzioni tipiche e locali che, diversamente, andrebbero disperse in un mercato sempre più costretto da una produzione standardizzata ed estensiva.

I Punti vendita aziendali,  i mercati del contadino, le consegne a domicilio, i distributori automatici, la raccolta diretta in azienda, le vendite dirette on-line, le adozioni di animali, sono la risposta distributiva che il settore primario ha messo in campo per rispondere con maggiore efficacia a queste nuove esigenze del consumo. La creazione di Gruppi di Acquisto o di Gruppi di Acquisto Solidale, invece rappresenta una risposta strutturata dal lato della domanda.

Si sono sviluppati, nuovi modelli di commercializzazione che, benché con una visibilità diversa  rispetto aimercati degli agricoltori”, consentono un rapporto diretto tra cittadini e produttori nel quale gli elementi caratterizzanti sono: la fiducia, il confronto, la conoscenza del prodotto.

Inoltre è una realtà in continua evoluzione: alcuni “farmers markets”, ad esempio, cominciano ad acquisire anche funzioni logistiche che consentono ad alcuni  Gruppi di Acquisto e/o Gruppi di Acquisto Solidale di conoscere nuove aziende agricole, di tessere nuove relazioni di rete oltre che gestire la consegna del prodotti da parte delle aziende agricole e la loro distribuzione ai componenti del GAS.

Il Mercato degli agricoltori rappresenta un canale di filiera corta che, sebbene comporti una più debole motivazione etica rispetto ad altre forme di filiera corta (ad esempio i Gruppi di Acquisto  solidale),  è  caratterizzato   da   una   maggiore   capacità   di  impatto, di  diffusione  e  di promozione,   specie  laddove è presente il coinvolgimento  di  associazioni  di categoria che hanno una capacità di negoziazione  più  ampia.

Intervengono:

  • Gianni Porcelli,  Confagricoltura – Bari
  • Vito Nicola Scalera Confederazione Italiana Agricoltori – Bari
  • Giuseppe Scagliola , Coldiretti – Bari

  

(Pomeriggio)

Tavola Rotonda

La filiera corta può essere concepita nell’ambito di progetti di natura integrata, ovvero come singola soluzione imprenditoriale.

Il Bio distretto del Cilento è considerato una best practises a cui sono seguiti altri progetti simili, in Italia e nel Mondo.

È un modello di produzione e consumo, promosso dall’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), che interessa una parte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, a cui agricoltori hanno aderito operatori turistici, associazioni, pubbliche amministrazioni, Gruppi di Acquisto, Ristoranti, stabilimenti balneari, ecc.

Il progetto si sostanzia in una strategia di sviluppo sostenibile che vede nella valorizzazione delle risorse locali uno dei suoi obiettivi principali.

Il bio-distretto affronta anche altre importanti tematiche: il “mix-farming”, una produzione vegetale collegata all’allevamento e ad una multifunzionalità sostenibile (energia, acqua, ecc.) anche se su scala sovra-aziendale; la “filiera corta”, organizzando in tal senso canali di vendita diretta (mercatini bio, GAS, punti vendita aziendali, ecc); la “certificazione di gruppo”, una semplificazione del sistema di controllo e di garanzia; la  “rivitalizzazione di aree demaniali”    e   terreni   incolti;   la     “promozione”    turistica    del     territorio     e     delle    sue  produzioni      agroalimentari, attraverso    eco-itinerari  (bio-agriturismi, bio-sentieri, bio-fattorie didattiche, bio-fattorie sociali)  oltre che per mezzo di una rete  di  operatori  dei  servizi  (ristoratori  e stabilimenti balneari)  impegnati  a  promuovere  le  produzioni  locali.

Alcune  esperienze  di natura imprenditoriale individuale e sempre nel quadro  di soluzioni  che  eliminano  vari  livelli di intermediazione  commerciale, concludono la giornata di incontri sulla filiera corta.

Intervengono:

  • Salvatore Basile, dell’AIAB Campania,
  • Benny Nardelli, azienda agricola “Sapori di Casa” – Conversano (Bari)
  • Giovanni Padula, azienda agricola “La Rotonda” –  Albano di Lucania (Potenza)

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento